Marco e Giuseppe, i piloti eroi. “Con quella manovra hanno salvato tutti”
La tragedia nei cieli di Guidonia. Erano istruttori e avevano all’attivo migliaia di ore di volo
ROMA. Stavano per atterrare, l’esercitazione era quasi terminata. Erano un gruppo di quattro aerei militari, i piloti avevano eseguito diverse evoluzioni. Nulla di troppo impegnativo per ufficiali esperti come loro. Il tenente colonnello Giuseppe Cipriano era un pilota istruttore di volo sui velivoli U208A, Aliante G103, MB339-CD, aveva all'attivo 6mila ore di volo, effettuate anche in operazioni fuori dai confini nazionali. Il maggiore Marco Meneghello era un pilota istruttore di volo sui velivoli U208A, Aliante G103, con all'attivo 2.600 ore di volo, anche lui in missioni in Italia e all'estero.
D’altra parte, se non fossero stati esperti, non sarebbe mai finita così quest’esercitazione. Con un violento scontro in aria, un avvitamento in verticale dei due velivoli, una cittadina di 88 mila abitanti sotto gli apparecchi in caduta e due sole vittime. Loro. «Sapevano quello che facevano - racconta Alessandro Girardi, uno dei tanti abitanti di Guidonia Montecelio che hanno assistito allo scontro. «Il pilota che stava finendo sulle case ha fatto una manovra che ci ha salvati tutti. Dobbiamo dirgli grazie, ha evitato una strage». Dopo lo scontro, infatti, uno dei due apparecchi è finito lontano dalle case, tra l’erba alta di Collefiorito di Guidonia. Il secondo velivolo è caduto in via della Margherita, in pieno centro abitato. Ai comandi c’era il maggiore Marco Meneghello. È stato lui a salvare gli abitanti. È l’ipotesi sostenuta anche dal procuratore Francesco Menditto: «Dalle prime ricostruzioni - dice - è ragionevole ipotizzare che il velivolo caduto nella strada sia stato li direzionato dal pilota per recare il minor danno possibile a cose e persone, tanto che i danni sono stati limitatissimi. Diversamente, una precipitazione sugli edifici ai lati della strada avrebbe causato numerose vittime».
D’altra parte, essere piloti esperti significa anche imparare manovre che si spera di non dover mai effettuare. La caduta su un centro abitato è una di queste, spiega il generale dell'aeronautica Silvano Frigerio: «Tutti i piloti dell'Aeronautica sono addestrati anche a manovre per preservare l'incolumità delle persone». Sarà l'indagine in corso, però, ad appurare che cosa sia realmente accaduto, aggiunge il generale. Se, per esempio, gli aerei volavano troppo bassi, come sostiene qualcuno tra gli abitanti, stanco di dover sopportare i voli dell’aeroporto militare che ha sede nella cittadina.
Qualsiasi cosa sia accaduta in questa mattina di sole e nuvole a Guidonia Montecelio, sono in tanti ad avere la sensazione di essere stati sfiorati dalla morte. Fabrizio è il proprietario di una delle auto parcheggiate a via della Margherita, dove è caduto l’aereo pilotato da Meneghello. Parla a fatica, è ancora sconvolto: «Il rumore degli aerei si sentiva già da un po’ ma qui non ci facciamo più caso. C’è l’aeroporto, ci sono voli ogni giorno. Stavo andando a prendere l’auto quando ho visto un’ombra su di me. Ero a pochi metri, stavo per salire, poi ho visto l'aereo che cascava e sono scappato. Mi sento un sopravvissuto, sarebbero bastati dieci secondi in più e sarei morto».
Luca era ancora più vicino al punto in cui è caduto l’apparecchio. Ha assistito agli ultimi istanti di vita di Meneghello. « Ho visto l'aereo e le fiamme - racconta - e ho sentito gridare aiuto. Non potevo fare nulla, era oltre le mie forze aiutare una persona tra le fiamme ».
Marco Meneghello era originario di Legnago, cittadina in provincia di Verona. E il Comune di Verona un anno e mezzo fa aveva affidato a lui e ad altri istruttori il compito di presentare il corso di Cultura Aeronautica, un progetto del ministero della Difesa e del ministero dell’Istruzione per far conoscere e avvicinare i giovani al mondo del volo ripresa nel 2021 dopo un’interruzione dovuta alla pandemia. L'iniziativa aveva coinvolto un centinaio di studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori, con un corso diviso in due fasi: una parte teorica per apprendere i principi del volo e del pilotaggio, e una fase pratica in cui i ragazzi erano in volo sotto la guida di qualificati istruttori dell'Aeronautica militare, tra i quali Meneghello. «Verona ci ha accolto a braccia aperte - aveva dichiarato in quell'occasione -. Appena è stato possibile ripartire con la parte organizzativa, non abbiamo avuto dubbi a volerlo fare da questa città meravigliosa. Siamo stati felici di portare qui la nostra passione e di trasmetterla ai più giovani». Anche se poi non avrebbero scelto di diventare piloti dell’Aeronautica - spiegava Meneghello - quest’esperienza farà capire loro che per ogni professione e lavoro serve impegno, competenza e sacrificio. E che il lavoro di squadra paga sempre.
Giuseppe Cipriano era originario di Montalbano Jonico, in provincia di Matera. «Era una persona d'oro, una persona speciale - lo ha ricordato il fratello Alessio ai microfoni di Menabò, trasmissione di Rai Radio 1 -. Ha dato veramente l'anima e la vita. Mio fratello non volava per mestiere. Lo faceva davvero per passione. L'ha fatto da sempre, per tutta la sua vita, fin da quando era ragazzo. Era un istruttore, uno dei migliori mai incontrati, a detta dei suoi allievi. Ha dato veramente l'anima per i suoi allievi, per l'Aeronautica e per il tricolore. Aveva umanità, generosità e passione». —
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Pubblicato su Il Mattino di Padova