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Famiglia travolta a Santo Stefano di Cadore, l’ipotesi di un gesto volontario. Il legale di lei: “Ha capito il dramma, è sconvolta”

Belluno, la donna al volante di un’Audi che ha ucciso tre persone potrebbe aver agito di proposito. Gli investigatori: «Presto per dire cosa è successo»

SANTO STEFANO (BELLUNO). Il motore che ruggisce nel traffico sonnolento di via Udine. La sagoma nera dell’Audi A3 che alle 15,15 sfreccia ad alta velocità, davanti alla telecamera montata in un’autorimessa privata. Passano quattro secondi e si sente il rumore di uno schianto. Il rumore della morte. L’occhio elettronico non può vederlo tanto meno saperlo ma quella macchina con targa tedesca ha appena investito la famiglia Antoniello che stava passeggiando sul marciapiede: il papà Marco e la nonna Maria Grazia Zuin vengono travolti, uccisi e catapultati a una trentina di metri di distanza dal punto dell’impatto, mentre il piccolo Mattia di due anni, che era seduto sul suo passeggino, è proiettato su un lampione dell’illuminazione pubblica. Respira ancora quando i sanitari del 118 lo soccorrono, morirà all’ospedale San Martino di Belluno, dopo un viaggio in elicottero gonfio di speranze. Si salva solo la mamma Elena Potente che in un istante maledetto ha perso tutto: figlio, marito e madre.

Il video è stato acquisito dai carabinieri della Compagnia di Cortina e finirà negli atti del pubblico ministero Simone Marcon, che ha aperto un fascicolo per omicidio stradale plurimo a carico di Angelika Hutter, 31 anni, tedesca di Deggendorf, in Baviera. I militari hanno scritto nel loro rapporto che procedeva a una velocità superiore ai 70 chilometri orari in un tratto urbano regolato a 50: fatto un semplice calcolo, sembrerebbe 90 la velocità effettiva. Ed è senz’altro un’aggravante: non ci sono segni di frenata sull’asfalto e gli esami alcolemico e tossicologico sono risultati negativi. Non aveva bevuto e non aveva assunto sostanze stupefacenti. Aveva litigato con qualcuno, prima di salire in macchina e spingere con forza sul pedale dell’acceleratore. Le ipotesi sulle cause della tragedia sono ancora tutte aperte: dal guasto meccanico al momento di distrazione per una telefonata fino al malore o addirittura al gesto volontario, quest’ultima una ipotesi circolata ieri che però non ha ancora trovato conferma. «Lavoriamo sugli elementi che abbiamo a disposizione», rivela il procuratore Paolo Luca, «senza anticipare delle conclusioni che potrebbero essere fuorvianti, come quella del gesto volontario».

La donna è stata arrestata e portata nel carcere femminile veneziano della Giudecca. Venerdì pomeriggio ha avuto un colloquio tanto complicato quanto straziante con l’avvocato bellunese Giuseppe Triolo, che la difenderà nell’udienza di convalida di domani mattina di fronte al giudice per le indagini preliminari Elisabetta Scolozzi. Superata la fase di shock e strana indifferenza, Hutter si è resa conto di quello che ha provocato: «Sta combattendo una battaglia interiore con se stessa e l’ho trovata sconvolta. È il volto del dolore, perché ha preso coscienza di quello che è successo e non fa che piangere. Non riesce proprio a parlare e già ci sono delle difficoltà, perché non conosce per niente l’italiano e si esprime in madre lingua e un po’ in inglese. È molto provata, del resto ha tre morti sulla coscienza».

La donna era già stata denunciata a maggio per porto illegale di un arma, un grosso martello, a Bolzano. Che soggetto è? «A prima vista, sembra avere delle difficoltà e vedremo se avrà bisogno o meno di supporto psicologico - prosegue Triolo -. Ma in questa fase tutto è chiaramente accentuato dal profondo disagio che prova». Era in vacanza in macchina. Ci mangiava e dormiva. «Non ricorda nulla - aggiunge il legale -. Ha rimosso quegli attimi che purtroppo sono costati la vita a tre persone e hanno inevitabilmente cambiato la sua. C’è una sorta di chiusura ermetica. Ho cercato di farmi raccontare qualcosa di più, ma non sono in grado di dire niente di più di quanto già si sappia. È in una cella con altre detenute, che stanno cercando di consolarla, ma non c’è niente da fare». Il sostituto procuratore Marcon chiederà la conferma della custodia cautelare in carcere anche per il pericolo di fuga. «Farò fatica a chiedere la scarcerazione anche perché sono un padre di famiglia - conclude Triolo - tuttavia cercherò di fare il mio mestiere». Sempre domani ci sarà l’ispezione cadaverica esterna sui corpi di Marco Antoniello e Maria Grazia Zuin, poi arriverà il nulla osta ai funerali.

Pubblicato su Il Mattino di Padova