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L’addio di fan e amici a Toto Cutugno, Morandi e Pupo in lacrime

Le esequie dell’artista celebrate nella basilica dei santi Nereo e Achilleo nel quartiere dell’Acquabella di Milano dove aveva sempre vissuto. Fra le corone di fiori anche quella di Gigi d’Alessio

Un funerale tra la sua gente nel quartiere popolare dell’Acquabella di Milano dove ha sempre vissuto. L’ultimo saluto a Toto Cutugno, morto il 22 agosto all’età di 80 anni all’ospedale San Raffaele, è andato in scena in una stracolma basilica dei santi Nereo e Achilleo. Per omaggiare l’artista, morto il 22 agosto all’età di 80 anni all’ospedale San Raffaele, centinaia di fan hanno sfidato e sopportato il caldo afoso dell’anticiclone Nerone che da giorni tiene in una morsa il capoluogo lombardo. Sul sagrato le corone di fiori fatte realizzare dai suoi musicisti e anche una inviata da Gigi d'Alessio.

All’arrivo e all’uscita del feretro ricoperto di rose bianche sono stati cantati i versi della sua canzone più celebre «L’italiano». Nella chiesa Cutugno si era sposato il 4 ottobre del 1971 con la moglie Carla. La donna insieme al figlio Nicola e ai nipoti con a fianco il fratello del cantante erano ai primi banchi. Non distanti anche gli amici Gianni Morandi e Pupo.

«Toto ha lasciato un bel segno nel mondo, non è passato inutilmente e ha lasciato segno della bellezza con le sue composizioni e della bontà delle scelte non sempre comprese da tutti», ha detto don Gianluigi Panzeri, parroco della basilica Santi Nereo e Achilleo di Milano, in un passaggio dell’omelia. Nel discorso ha ricordato il legame del cantante con la parrocchia. Dalla scelta di celebrare il matrimonio l'aneddoto di una volta in cui Cutugno a fine degli anni Settanta suonò l’organo. «Era buono, semplice e accogliente», ha sottolineato il sacerdote.

Un pensiero personale relativo all’incontro annuale nei giorni precedenti a Sant’Ambrogio per la benedizione della casa. «Toto ci apriva sempre e ci accoglieva con tanta umiltà nonostante fosse «un personaggio che ha vinto Sanremo, tanti premi e venduto tanti dischi». Il parroco ha chiuso con un’immagine: «Toto forse oggi entrando nella casa del Padre al coro degli angeli e dei santi dirà loro “Lasciatemi cantare con la chitarra in mano"».

Dalla basilica il feretro di Cutugno è uscito sulle note di «Gli amori» mentre sono stati lanciati in cielo dei palloncini decorati con le note musicali. Tra la folla sono usciti anche Morandi e Pupo. «Ho grande rispetto per Toto. Negli ultimi tempi non l’avevo visto molto, ma l’ho frequentato tanto. Lo conosco da una vita - il ricordo commosso di Morandi -. Riconosco la sua arte come interprete ma soprattutto come autore. ‘L’Italiano’ è una delle canzoni italiane più famose al mondo. Ma non ha scritto solo quella.

Ha scritto per tanti artisti e per tanto interpreti internazionali. Gli devo tanto rispetto e tanta amicizia. Con Cotugno, Morandi e Pupo avevano gareggiato contro a Sanremo nel 1980, edizione poi vinta con «Solo noi» dal cantante di Fosdinovo. «Eravamo io, te, lui, Ruggeri c'era poi Benigni che presentava - ha detto Pupo -, era stata un'edizione di rilancio del Festival».

Al funerale del cantante, scomparso a 80 anni, secondo Pupo «sono mancati un po' di vip, ci siamo solo noi due», ha detto a Morandi che subito ha ribattuto, «io non mi sento un vip». Ai giornalisti che hanno chiesto se Toto Cutugno è stato bistrattato come artista in Italia i due cantanti hanno risposto in modo diverso. Per Pupo «sì, io credo di sì», mentre Morandi ha sottolineato come «qualcuno diceva che era un cantautore troppo popolare, invece io dico che è stato un cantautore al livello di tutti gli altri e soprattutto un grande interprete che alla gente piaceva e non solo in Italia, anche all'estero e molti non ci arrivano».

Una canzone «che gli avrei rubato era «Gli Amori» ha concluso Pupo che poi per scherzare si è rivolto a Morandi e gli ha chiesto: «per sdrammatizzare, che canzone vuoi che canti al tuo funerale?».

Pubblicato su Il Mattino di Padova