Femminicidio di Giulia Cecchettin, la difesa di Turetta: «Niente premeditazione, l’ergastolo è inumano»
La difesa di Turetta ha chiesto le attenuanti generiche, relative sia al delitto commesso, sia alla personalità dell'imputato. Sentenza il 3 dicembre
Nega l'esistenza dell'aggravante della premeditazione, perché la volontà di Filippo Turetta precedente al femminicidio di Giulia Cecchettin non è stata granitica, nel tempo.
Nega che il delitto sia stato commesso con crudeltà, perché non sono sufficienti le 75 coltellate a sostanziare l'esistenza dell'aggravante. E poi si riferirà anche al reato di stalking, perpetuato per oltre un anno nei confronti di Giulia Cecchettin.
In Corte d’Assise di Venezia, è la giornata della difesa di Filippo Turetta, accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall’efferatezza, nei confronti dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin.
Accusato poi di stalking, sequestro di persona, detenzione d’armi e occultamento di cadavere. Una serie di reati, per i quali ieri il pm Andrea Petroni, al termine della sua requisitoria, ha chiesto l’ergastolo.
Voi non dovrete emettere una sentenza giusta, dovrete pronunciare una sentenza secondo legalità
Questa è la richiesta di Giovanni Caruso, avvocato di Filippo Turetta, davanti alla Corte, schierata, «E la legalità vi impone di giudicare Filippo Turetta con una mano legata dietro la schiena, che non risponde alla legge del taglione. Questa è la vera legalità, questa è la civiltà del diritto». La richiesta della Procura: ergastolo per Filippo Turetta
Nel corso di questi dodici mesi di indagini, l’avvocato Caruso ha improntato la sua difesa alla celerità: per questo, ha rinunciato all’udienza preliminare, alla perizia psichiatrica e ha accettato di accogliere l’intero fascicolo di indagine, rinunciando di conseguenza all’ascolto dei testimoni.
Non è un processo per acclarare lo svolgimento dei fatti, ammette Caruso, ma unicamente per fissare una pena: ergastolo o pena temporanea.
L’ergastolo è da molto tempo ritenuto una pena inumana e degradante
Questo sostiene Caruso, «E’ il tributo che lo Stato di diritto paga all’ideologia di chi ritiene che Filippo Turetta va messo in carcere e va buttata la chiave. L’esposizione alla gogna dell’imputato è inciviltà giuridica».
Accanto a lui Filippo Turetta, nella stessa posa statuaria assunta per l’intera requisitoria del pm Petroni, ieri. La stessa felpa bordeaux, la testa ancora inclinata in avanti, lo sguardo perso nel vuoto, puntato verso l’indefinito.
Ma ad ascoltare la sua verità, attraverso le parole dell’avvocato Giovanni Caruso, questa mattina non ci sono papà Gino, la nonna o gli zii. Non c’erano a ottobre, quando Turetta aveva risposto alle domande del suo avvocato, non ci sono oggi. Ci saranno il 3 dicembre, quando la Corte emetterà il suo verdetto. Chieste le attenuanti generiche
L’avvocato Caruso ha chiesto le attenuanti generiche per Turetta: «La difesa chiede che vengano ritenute insussistenti le circostanze aggravanti della premeditazione, della crudeltà e degli atti persecutori; che vengano riconosciute in ogni caso le circostanze attenuanti generiche.
E, in caso di ritenuta sussistenza delle circostanze aggravanti della premeditazione, della crudeltà, degli atti persecutori e del pregresso rapporto sentimentale, la corte operi un giudizio di comparazione con le attenuanti generiche quantomeno in termini di equivalenza»
Pubblicato su Il Mattino di Padova