“Antigone?” Il teatro e la vita, così simili anche in carcere
È ancora possibile interpretare Antigone, echeggiarne il grido in modo che non suoni già sentito, mero repertorio? E farlo con pochi mezzi e attori non professionisti, guadagnati alla parte...
È ancora possibile interpretare Antigone, echeggiarne il grido in modo che non suoni già sentito, mero repertorio? E farlo con pochi mezzi e attori non professionisti, guadagnati alla parte soprattutto dall’empatia per la tragedia e i suoi personaggi? Si può rispondere di sì, dopo aver assistito alla messa in scena dentro la Casa Circondariale di Padova, protagonisti otto detenuti (quattro italiani, due tunisini, un moldavo e un nigeriano) guidati da Rosanna Sfragara e Flavia Bussolotto, con la cura tecnica di...
Pubblicato su Il Mattino di Padova