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Sisma in Turchia, rimpatriata la salma di Angelo Zen. I funerali in forma privata a Vicenza

L’uomo, 60 anni, è fra le 7 vittime italiane nel devastante terremoto. E intanto la terra continua a tremare: dal 6 febbraio a oggi 6 mila scosse di assestamento

E' rientrata in Italia, con un volo di Stato atterrato nel tardo pomeriggio di ieri a Venezia, la salma di Angelo Zen, l'imprenditore italiano rimasto ucciso dal terribile  sisma in Turchia. ll consulente orafo veneto aveva 60 anni e si trovava in Turchia per lavoro. Il feretro di Zen, che risiedeva a Martellago (Venezia), è stato trasportato a Romano D'Ezzelino (Vicenza), dove era nato e dove vive la madre, e dove è stato disposto che possano visitarlo solo i parenti stretti. La cerimonia funebre, secondo quanto ha riferito il sindaco della cittadina vicentina, verrà celebrata a Romano D’Ezzelino in forma strettamente privata, per volontà della famiglia, probabilmente la prossima settimana.

E intanto dal devastante terremoto del 6 febbraio scorso che in Turchia ha fatto oltre 40.600 morti si sono susseguite oltre seimila scosse di assestamento. Lo ha reso noto l'Afad, l'agenzia per la gestione dei disastri e delle emergenze, secondo cui «ogni tre o quattro minuti» si registrano delle scosse e fra queste una quarantina hanno avuto una magnitudo 5 della scala Richter.

Il corpo senza vita di Angelo Zen, l'italiano disperso dopo il sisma di cui non si avevano notizie da giorni, è stato ritrovato tra i resti del Safron Hotel, l'albergo dove alloggiava a Kahramanmaras.

L'annuncio del triste ritrovamento dell’italiano, trovato tra i resti del Safron Hotel, l'albergo dove alloggiava a Kahramanmarasè, era stato dato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Abbiamo già provveduto a informare la famiglia e attraverso la nostra Ambasciata in Turchia».

Il ritrovamento

L'uomo, 60 anni, era originario di Saronno (Varese), ma da una ventina d'anni si era spostato: prima aveva vissuto con la sua prima moglie a Romano D'Ezzelino (Vicenza), e poi si era trasferito a Maerne di Martellago nel Veneziano, dove abitava con la seconda moglie, Patrizia Costarella. E dove in questi lunghissimi 10 giorni di attesa tutti speravano in una buona notizia, che fosse tra i sopravvissuti. Nessuno aveva avuto più notizie dalla tragica notte del sisma: l'ultimo contatto era avvenuto il 5 febbraio. Zen era uno dei tanti italiani che girava da anni il mondo per lavoro.

Era un imprenditore, assicurava la manutenzione dei macchinari usati dalle aziende orafe: prima era stato lui stesso dipendente di una ditta del settore del bassanese. Spesso era in Turchia. Questa volta aveva fatto tappa a Kahramanmaras, la città epicentro del sisma, rasa al suolo dalla scossa. Il suo corpo è stato individuato dalle squadre italiane, da un'unità cinofila del soccorso alpino della Guardia di Finanza, che sul posto ha operato insieme a Vigili del Fuoco, polizia e carabinieri, in stretto contatto con il ministero degli Esteri. Le squadre italiane sono prima riuscite a individuare il punto in cui si trovava la camera in cui alloggiava Zen e, dopo tre giorni di ricerca sotto le macerie, hanno individuato 3 corpi. Quello di Zen è stato l'ultimo ad essere estratto, con l'aiuto delle squadre Usar turche. Il riconoscimento del sessantenne veneto è stato effettuato dal personale di polizia e dai carabinieri, oltre che da quello dell'Ambasciata italiana ad Ankara giunto sul posto. Con il ritrovamento di Angelo Zen salgono a 7 le vittime italiane del terremoto tra la Turchia e la Siria. L'imprenditore si aggiunge alla famiglia italo-siriana ritrovata ad Antiochia l'11 febbraio. Le sei persone che ne facevano parte, tre adulti e tre minorenni, erano partite dalla provincia di Milano per andare a festeggiare la nascita del figlio di un parente. Tante storie diverse, tutte in tragedia.

Allarme rapimenti per i piccoli sopravvissuti

Se per l'italiano si è spenta la speranza, i soccorsi continuano ad averne e le macerie del sisma regalano ancora miracoli. Come quello della 17enne estratta viva 248 ore dopo il sisma, nella provincia turca di Adiyaman. O quelli dei tanti bambini, spesso piccolissimi, trovati vivi sotto i crolli. Per tanti di loro, rimasti orfani, però ora c'è un nuovo rischio, quello di finire nelle mani di persone senza scrupoli. L'allarme è stato lanciato dopo l'ennesimo tentativo di rapimento, avvenuto in un ospedale del distretto di Samandag, vicino Hatay. Un nuovo caso dopo quello della piccola Aya, la neonata trovata viva tra le macerie nel nordovest della Siria ancora attaccata alla madre dal cordone ombelicale, che qualcuno aveva cercato di portare via. Ma che ora è stata trasferita in un posto sicuro. Angelo Zen, invece, è finito nel tragico bilancio delle vittime, che ormai supera i 42 mila morti ma di cui si sta perdendo il conto

Pubblicato su Il Mattino di Padova