Inghiottiti dal Titanic dopo un’implosione istantanea del Titan: tutti morti i 5 passeggeri del sommergibile
Un robot individua detriti vicino al relitto: «Sono del Titan». Il batiscafo è imploso per una perdita di pressione
NEW YORK. Un’implosione istantanea non lontano dai resti del Titanic ha ucciso i membri dell’equipaggio del sommergibile della flotta OceanGate di cui si erano perse le tracce domenica scorsa. È stata la stessa società marittima a comunicarlo ponendo fine alle ricerche dei cinque esploratori che si erano immersi negli abissi dell’Oceano Atlantico dove è “custodito” il relitto della nave affondata nel 1912.
«Crediamo che purtroppo l'equipaggio del Titan sia morto», ha riferito OceanGate ieri intorno alle 21 italiane. «Questi uomini erano veri esploratori che condividevano uno spirito di avventura e una profonda passione per l'esplorazione e la protezione degli oceani del mondo - ha proseguito la società - I nostri cuori sono con queste cinque anime e ogni membro delle loro famiglie durante questo tragico momento».
La svolta è arrivata nel pomeriggio, quando la Guardia Costiera statunitense ha fatto sapere che all’interno dell’area di ricerca in cui stavano operando i soccorritori un Rov (ovvero un mezzo sottomarino a comando remoto) ha individuato detriti appartenenti alla scocca esterna del sommergibile. I rottami sono stati rinvenuti a circa 500 metri dalla prua del Titanic e la Guardia Costiera ha confermato che la natura dei resti individuati era coerente col sussistere di un evento catastrofico, ossia la «perdita della camera di pressione» del sommergibile. Questo ha prodotto una «implosione istantanea» del mezzo di profondità e la morte immediata dei cinque membri dell’equipaggio.
Sono venute meno le già flebili speranze di salvare Hamish Harding, miliardario ed esploratore britannico, Stockton Rush, il numero uno di OceanGate, l'uomo d'affari pakistano Shahzada Dawood, suo figlio Sulaiman, e Paul-Henri Nargeolet, esperto marittimo francese. Le ricerche erano iniziate tra domenica e lunedì sebbene i contatti tra Titan e Polar Prince, la nave supporto che lo aveva portato nell’area, si fossero interrotti appena dopo un’ora e 45 minuti dall’immersione del sommergibile negli abissi avvenuta domenica mattina.
Per giorni Guardia Costiera americana e Royal Canadian Air Force hanno impiegato aerei e navi per le ricerche in una corsa contro il tempo che vedeva consumarsi velocemente la disponibilità di ossigeno all’interno del mezzo. In realtà le vite dei cinque esploratori erano state stroncate molto prima.
«Quando si opera in profondità la pressione è così grande su qualsiasi sottomarino che con un guasto si verificherebbe un'implosione istantanea. Se è quello che è successo, risale a quattro giorni fa», è il commento di Guillermo Sohnlein, co-fondatore con Stockton Rush di OceanGate, che non è più attivamente coinvolto nell’azienda pur controllandone ancora una quota di minoranza.
Intanto emergono dubbi sulla vicenda, in primo luogo sulla tempestività dei soccorsi a causa di un presunto ritardo di comunicazione avvenuto da parte della Polar Prince. Accusa che è stata espressamente formulata dai familiari di Harding. Il secondo invece riguarda gli aspetti relativi alla sicurezza del Titan. In un podcast dell’anno scorso, Rush ha affermato che la sicurezza è un «puro spreco. Se si vuole rimanere al sicuro non ci si deve alzare dal letto, non si deve entrare in macchina, non si deve fare niente». Mentre Arthur Loibl, uno dei primi appassionati che si è rivolto ad OceanGate facendo la stessa immersione del sommergibile disperso, ha definito l'esperienza una «operazione kamikaze».
Tragedia nella tragedia c’è un filo conduttore tra la sciagura del Titanic a quella del Titan, che proprio nelle gelide acque dell’Oceano si stava avventurando verso i resti dell’iconico transatlantico. Wendy Rush, moglie del patron di OceanGate e pilota del sottomarino, è la pronipote di Isidor e Ida Straus, due passeggeri di prima classe che erano a bordo del Titanic in quella prima tratta che termino con l’impatto con l’iceberg. Non due qualsiasi, ma tra gli ospiti più ricchi del transatlantico reso ancora più celebre dal film del 1997 diretto da James Cameron con Leonardo DiCaprio e Kate Winslet.
Un'istantanea della pellicola ne ricorda la storia: mentre il volume dell'acqua sale inesorabilmente sull'imbarcazione, Isidor e Ida si abbracciano tenendosi la mano. Nel film la fine dei due passeggeri è romanzata, ma la loro storia d'amore era reale. I sopravvissuti del Titanic raccontarono di aver visto Isidor rifiutare un posto su una scialuppa di salvataggio finché tutte le donne e i bambini non si fossero salvati. Secondo gli archivi nazionali del governo britannico, anche Ida fece lo stesso e rivolgendosi al marito gli disse «dove vai tu, vado io».
Pubblicato su Il Mattino di Padova